L’Amazzone del Bidet

Considerato l’afflusso di spettatori a una finale della Champions, l’intrepida Kinsey Wolanski, che nulla ha a che fare con il mai dimenticato Stanislao Moulinsky, ha pensato bene di compiacere il compagno, proprietario di un sito porno, fiondandosi nel bel mezzo del campo con natiche e seni poveramente ricoperti.

L’operazione, a suon di ballonzolanti attributi, ha fruttato 300.000 nuovi follower in Instagram nel giro di un minuto, in pratica un esercito di mandrilli, curiosi di vedere a cos’altro era disposta la bionda, sempre a scopo pubblicitario. Tuttavia, a una ricerca in Instagram, lo sprovveduto internauta si scontrerà con vari profili che alludono alla suddetta; in vari di essi l’episodio è ampiamente documentato, con indugio sulle rotondità posteriori e in almeno un paio compaiono anche delle mise con nijab e tunica che nulla hanno a che fare con carni al vento e ancor meno con il porno.

Ciò non getterà affatto nello sconcerto il plotone degli infoiati, perché tanto, l’abbondanza di curve vertiginose che appare nei fake in verità è sufficiente a stordirli. Alla resa dei conti, culi e tette hanno una loro franchezza che li rende sufficienti allo scopo, mentre le facce (anche se a volte assomigliano a culi) pongono sempre delle problematiche che allungano i preliminari.

Premesso che le altruiste intenzioni di Kinsey hanno fatto centro, per cui anche gli accessi al Vitaly Uncensored saranno andati alle stelle, vien da chiedersi se tanta disponibilità sia frutto dell’amore, che deve avere per forza la A maiuscola, o se si sia trattato semplicemente di una marchetta (nel miglior senso della parola, cioè di prestazione stipulata per contratto, in trasferta in questo caso). Trascurando il fatto che la calzatura sportiva faceva a pugni con il filo interculale che teneva fermo il costume, diciamo che negli spettacoli di questo tipo sono molto più divertenti le facce delle guardie e dei giudici di gara, mentre quelle dei mandrilli non si spostano dal patetismo più pronunciato.

La velocità con cui tanti volontari hanno risposto al canto della sirena scosciata e quella con cui tanti Kinsey fittizi hanno creato profili fake della nostra eroina rivelano la facilità con cui le masse sono manovrabili. Certo lo sapevamo già da quando qualcuno coniò il famoso detto che “tira di più un pelo di XXX che un cavallo” (o altro quadrupede da tiro), ma rimane un ultimo atroce sospetto: non sarà che nel marasma generale Kinsey ha magari pensato di aver raggiunto il lignaggio di Femen?

In tal caso qualcuno dovrebbe spiegarle la differenza tra una Femen e un’amazzone del bidet; questa seconda opzione, contempla un’immagine eclatante miseramente accoppiata a un prosaico sanitario e non certo all’Ippogrifo. Ah che bello se si potesse scrivere un altro finale a questa triste storia, quella di Kinsey che si toglie la maschera ed esclama: “Ebbene sì, sono Stanislao Moulinsky in uno dei suoi mille travestimenti!”

PS=Che c’entrano i meloni della foto? È per far lavorare di fantasia e poi, mica ci metteremo a fare propaganda delle reiterate natiche!

Testi: Nadia Zamboni Battiston

Photo by Hello I’m Nik on Unsplash

 

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