Spagna, 28 aprile 2019. Si apre il grande sipario, si vota. Si intensificano le bandiere indipendentiste sui balconi catalani. Sicuramente su molti balconi spagnoli si saranno intensificate la bandiere spagnole. Pubblicità elettorale indiretta, chiaro. Ognuno tira l’acqua a quello che crede che sia il proprio mulino, poi verrà il momento delle cocenti delusioni. Potrebbe anche esistere il partito perfetto, con le promesse su misura per la Sora Marisa o per Pepe il pizzicagnolo, ma non esiste alcun partito in grado di applicare alla lettera le promesse elettorali. In questo spazio vago si muovono i greggi di follower del condottiero dalla mascella forte, quelli stanchi di fare scelte e che vogliono finirla una volta per tutte con tante storie: a comandare devono essere “quelli che sanno”, cioè quelli che hanno sempre vinto finora. Cioè? Cioè, stringi stringi, il maschio bianco. Quello che ha imposto la civiltà dove non c’era, il protettore della femmina, il padre severo ma equo per il tuo bene. L’uomo terra-terra che si nobilita con lo sport e che non disdegna i piaceri della tavola (amorevolmente imbandita dalla discreta femmina di cui sopra).
Un buon amico poco tempo fa mi disse che oggi come oggi si è smesso di difendere idee e che il dialogo sociale si è trasformato in un contenzioso tra hooligans. Definizione perfetta. Le afasie dei candidati quando si cerca di andare oltre la pestifera citazione delle statistiche la dicono lunga. Dopotutto è dagli anni ottanta che ha preso piede la concezione di ideologia come “brutta parola”, preferibilmente associata al comunismo, dichiarato definitivamente liquidato con la caduta del muro. Come sappiamo, tutte le cadute provocano cambi epocali delle nostre libertà; oltre a quella del muro di Berlino, cito “volentieri” quella delle torri gemelle che mi venne propinata, e non mento, anche come causa del ritardato pagamento di una fattura. Dunque una politica burocratica e spenta oggi raggiungerà il climax al momento dello spoglio, sorta di catarsi dopo l’indigestione di carote della campagna elettorale.
So già chi vincerà e cosa succederà. Rovino la sorpresa e dico: vinceranno tutti, persino quelli che prenderanno due voti. Tutti si precipiteranno sui microfoni di famelici giornalisti con sorrisi a cinquanta denti per dichiararsi soddisfatti e fiduciosi. Tutti “cominceranno a lavorare” per risollevare le sorti del Paese. I meno fortunati dichiareranno che ci sono state delle frodi elettorali e, se i numeri lo permetteranno, che faranno una costruttiva opposizione. Quelli che non avevano manco un seggio e ne conquisteranno uno andranno in brodo di giuggiole e vaticineranno un futuro radioso in cui di seggi ne avranno duecento. I numericamente superiori si recheranno tronfi e pasciuti alla conferenza stampa, sbaciucchiando mogli e mariti e dedicando la vittoria a qualche defunto di loro gradimento. Non dimentichiamo gli intermedi, quelli del sei politico elettorale, che dovranno finalmente pronunciarsi sulle alleanze e che verranno pregati dai loro consulenti di continuare a tenere le bocche cucite, almeno per stasera.
Scendendo in strada, eccoli gli hooligans veri e propri. Eccoli quelli che sventolano le bandierine, sparano i bengala e gridano oscenità per festeggiare la vittoria. Anche i più puritani si concederanno qualche parolaccia e spareranno un modesto mortaretto, mentre gli sfrontati di sempre faranno di tutto per eccellere nella nobile arte del festeggiamento, travolgendo bellamente il senso civico, tanto a Carnevale ogni scherzo vale. Poi il carrozzone elettorale si fermerà e, lasciata la festa alle spalle, si faranno le pulci a ogni mossa del nuovo Governo e chi era contro qualcosa o qualcuno, tornerà a vivere nell’amarezza e nel rancore, sviluppando uno hooliganismo da combattimento. Chi invece era a favore chiederà di “dare tempo al tempo” e svilupperà uno hooliganismo difensivo. Una volta le dispute si sarebbero svolte al bar o all’università, oggi su Twitter, ovvio.
Non ho altro da dire, sul serio. (n.z.b.)
Testo: Nadia Zamboni Battiston
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