Regina purosangue

Camilla is my Queen

Io e la mia compagna di appartamento abbiamo fatto e facciamo danza, per cui la sfilata lungo le strade di Londra di Carlo Re era una una ghiotta occasione per studiare le coreografie degli eserciti comprendente soldatini e fattore equino. Sicuramente le telecamere della BBC avranno escluso i momenti critici generati da qualche purosangue iracondo che, stufo di aspettare l’uscita dei regnanti da Westminster e dei pom-pom che gli avevano piazzato in testa, si sarà imbizzarrito come il cavallino della Ferrari provocando lo sconcerto tra gli astanti.

Abbiamo considerato epico il momento del garden party in cui le guardie e i soldati si sono scoperti il capo, anche se bisogna ammettere che molti dei beefeaters ci hanno rimesso parte del loro glamour con la rivelazione di una stonata calvizie. I pipers si confermano come figura vincente per il loro contributo musicale e per essere i macho men in kilt più di tendenza.

Durante la cerimonia il fattore coreografico era affidato ai cori e alle dominazioni celesti, leggasi preti, popi, imam, vescovi, sik, rabbini e via dicendo. E poi c’erano le due étoile, nei ruoli solisti di rilievo che confluivano nel pas-de-deux finale che sarebbe stata la scarrozzata e i saluti finali dal balcone del palazzo. Bisogna dire che i costumisti son stati proprio bravi a recuperare gli ermellini dalla naftalina, mentre i più moderni couturier avevano vestito regina e damigellone d’onore di un candore commovente e leggermente sfasato nei tempi, nel senso che le dame in questione non potevano in alcun modo elargire la freschezza necessaria per una nuova era che comincia.

Carlo, nel ruolo maschile, appariva quasi mite e prono a tutte le investiture e svestiture. Quasi certamente sotto gli effetti di qualche goccia di valium nel tè mattutino, non si è prodotto in alcun gesto di stizza ma si è lasciato ungere e bardare. Come nota di fondo ha conservato un’espressione quasi spaesata, forse incredula rispetto all’arrivo di un momento atteso per tutta una vita.

E poi c’era lei, étoile nel ruolo femminile. Qui vale la pena di fare un confronto illustrativo. Prediamo la sofisticata e bellissima Kate che riesce a domare tre creature e a tener testa al marito senza spettinarsi e senza perdere quell’espressione serena di chi sa stare, sa dove andare e conosce a menadito i cerimoniali. Figlia dell’alta borghesia, è diventata e diventerà sempre più aristocratica fino a convertirsi in regina, sempre che i Repubblicani non prendano il sopravvento. L’altro termine di confronto è lei, Camilla Rosemary Shand, nata a Londra il 17 luglio 1947 da nobili e altolocati natali. Essendo del segno del Cancro ha una certa propensione al romanticismo, in questo caso coniugato con una volontà di ferro che tradotta in termini significa: “il culo parato ce l’ho, mi hanno insegnato fin da piccola che sono vari scalini più in alto nella piramide sociale per cui posso permettermi di sbeffeggiare galatei ed etichette, tanto voglio vedere chi ha il coraggio di sbattermi fuori“. I soliti bene informati sussurravano a suo tempo che in età giovanile, la nostra passava facilmente dalla sella del cavallo all’abito da cocktail party dimenticandosi della doccia. Il vasto e universalmente noto curriculum vitae della nostra eroina è esso stesso prova indiscutibile della sua tenacia, tant’è che ora indossa la corona della monarchia per antonomasia.

Avevamo già avuto sentore che il ruolo di étoile fosse al di sopra delle sue possibilità durante i cerimoniali successivi alla sepoltura della compianta Regina Elisabetta. Ai gesti di stizza del marito, lanciava occhiate di sghimbescio al figliastro William il quale restava impassibile come chi è incazzato dentro ma non può dimostrarlo. La donna pareva più atterrita che dominatrice, per cui deludeva a ripetute riprese chi si sarebbe aspettato che tirasse fuori il frustino per sbacchettare le manine del bizzoso e canuto marito. Pesava certamente il fatto che lei stessa veniva da un passato in cui invece di studiarsi il protocollo preferiva lanciarsi al galoppo sulle praterie britanniche, tante assenze si notano poi il giorno dell’esame, cioè ieri, durante la coronation.

Ho letto di inglesi che la paragonavano a un cervo che fa irruzione in una festa in giardino e a cui gli invitati tentano di mettere una cosa in testa. Mi pare una fantastica descrizione. Eppure, son convinta che dietro all’evidente paura di inciampare sul vestito, dal ritocco della posizione della corona con aggiustamento dei ciuffetti successivo, alle frasi proferite mentre il prete recitava la formula di incoronazione, al girarsi indietro con sguardo saettante per vedere chi le pestava il manto, allo stare seduta sul tronetto in cattedrale con posizione di chi aspetta la manazza del dentista che si infila in bocca ci sia una strategia ben precisa. Camilla, ora Queen mondiale, tentava forse di umanizzarsi e farci credere di essere una di noi? Nella sua testa, ronzava forse il pensiero: “Vorrei vedere voi al posto mio“? Oh, my dear, ci dispiace proprio tanto, tutto quello che non è fatto di sogno, è fatto di una sostanza ben diversa che procura calli sulle mani. Tu ribatterai che anche a te le redini dei cavalli hanno lasciato segni permanenti, ma non è la stessa cosa. Se hai tentato di fare la discola tanto per riscuotere la nostra simpatia, ti perdoniamo. Ma nulla cancellerà mai il tuo essere purosangue di vecchia scuola, dominatrice e finto-trasgressiva, regina di scacchi che per ora ha vinto la partita. (n.z.b.)

Foto di copertina di Marylou Fortier su Unsplash

Testi: Nadia Zamboni Battiston

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