Maria Goretti colpisce ancora e colpisce di brutto
Le lettere al direttore di giornali e giornaletti non vanno sottovalutate. Talora il destino elargisce inopinate epifanie nei posti più impensati, dicasi sale d’attesa del dentista o cessi di case genitoriali. Nella mia personale e recente esperienza di mezz’estate, la lettera in questione va ad affrontare nientepopodimeno che la questione del “partner violento” e il titolo promette di fornire un metodo pratico per liberarsene. Pur dubitando che la risoluzione di tale spinosa questione possa effettivamente essere spiegata in due colonnine di un settimanale, mi accingo senz’altro a leggere tale prezioso apporto alla civile convivenza.
L’autrice della lettera definisce la propria storia come “niente di insolito” e procede dunque ad esporre un calvario gentilmente organizzato da un partner possessivo, manesco e ricattatorio. Passa quindi alla fase in cui tenta di non alterarlo “fingendo di gradire i suoi approcci sessuali” (ovvero lasciandosi violentare) per culminare con “un’opera di auto-distruzione” che la porta a una condizione di tale sciatteria da indurre il partner molesto a stancarsi perché forse non la trova più sufficientemente appetibile per lo stupro. Non solo! L’astuta donna inizia pure a supplicarlo di non andarsene e la tenacia è tale da stufare anche l’incallito orco il quale, sdegnato, la pianta.
E che fa la saggia “scrittrice e giornalista” che risponde a cotale aberrazione? Dopo alcuni brevi cenni a un problema “sempre più diffuso” -evitando comunque di menzionare i casi di omicidio di cui i suddetti comportamenti sono l’anticamera- con una nonchalance degna di Alice nel Paese delle Meraviglie celebra con soddisfazione la “trovata” della lettrice, ovvero l’arguta strategia con cui la moritura scansò abilmente la discesa nella fossa: farsi gonfiare di botte e restare assolutamente passiva, quale cadavere ambulante (assumendone anche l’estetica), fino a quando il picchiatore non ci prova più soddisfazione. In nessun momento la saggia in questione suggerisce di rivolgersi ai carabinieri, o parla della questione definendola come grave piaga sociale. A corollario, tira in ballo Nicole Kidman -che fa tanto figo e ben corrobora la tesi- come a dire, che effettivamente “pare, sembra, forse, e qualcuno dice” che esiste un problema di maltrattamenti nella società odierna.
Or mi trovo di fronte a un grave dilemma: non sarà che il sottotesto della saggia in questione è in verità: “Figlia mia, le hai prese, te le sei tenute e poi mi scrivi pure. Che vuoi che ti dica? Facciamoci quattro risate in compagnia” e io non l’ho capito? Oppure la saggia in questione ha vissuto a sua volta un’epifania e, solenne, cita come esempio questa novella Maria Goretti nella perfetta convinzione di aver fatto un piccolo passo per una donna, ma un grande passo per l’umanità?
Temo che difficilmente sbroglierò la matassa; comunque, per gli increduli, segue la foto dell’articolo che ispirò queste mie contrite considerazioni. Non cito le fonti perché “chi deve sapere saprà”. (n.z.b.)
Testi: Nadia Zamboni Battiston
Foto di copertina di Ricardo Gomez Angel su Unsplash
Un pensiero su “Sogno delle botte di mezz’estate”