Puritanesimo del ventunesimo secolo

Ci mancava anche questa… Un Ferrara al limite dell’esplosione che da abile maestro del rigiro della frittata, spadella come se niente fosse un’accusa di “moralismo bacchettone”contro chi contesta i ben noti misfatti. A corollario non può mancare l’inevitabile riferimento al diritto alla propria vita privata, alle intrusioni illecite, ecc. ecc. Non le ripeto, perché tanto, tutti le abbiamo lette e stralette in questi giorni concitati in cui sembra succedere di tutto, ma forse, e questa è la tragedia, non sta succedendo proprio nulla.

Lo slogan della campagna lanciata al grido “In mutande ma vivi” parla chiaro: siamo ben vestiti, ben truccati ma non siamo gatte morte. Mentre voi, puritani che vi permettete di criticare i nostri divertimenti privati, siete solo degli invidiosi, sicuramente insoddisfatti sessualmente e privi della fantasia e della joie de vivre che rende tutti più felici (oltre a vestirvi male perché avete ancora come riferimento l’eskimo che si usava nelle manifestazioni degli anni ’70). In effetti il nostro abile comunicatore sprizza letteralmente gioia da tutti i pori (e la sua gioia è proprio tanta) e non possiamo non immaginarlo mentre si sollazza circondato da vigorose lap-dancers che nella vita non hanno desiderato fare altro che approdare al suo talamo.

Nella convention si tuona: “oggi capita a Berlusconi, ma domani può succedere a ciascuno di noi” ed è proprio questo il punto, signori miei. Noi lettori, bombardati da mesi da descrizioni dettagliate di festini vari, nostro malgrado siamo indotti a visualizzare situazioni alquanto improbabili come uno di settant’anni e passa in grado di “servire” un’intera teoria delle vergini (si fa per dire) al grido di guerra di “avanti un’altra”. Ma, dobbiamo ricordare che Lui è Lui, e meno male che c’è. Ci resta nebulosa tanta virilità, che sarebbe la virilità in primis del macho alfa, conduttore del branco, però sembra che voci autorevoli lo confermino… Pertanto l’ipotesi del “può succedere a ciascuno di noi” esprime un timor panico misto a una segreta speranza di “quando anch’io me ne scoperò ventuno a sera”. Perché, certo, non si staranno mica riferendo ad altre cose molto meno turpi, come, ad esempio, intascarsi mazzette, speculare sulla pelle dei terremotati, seppellire di immondizie i napoletani o cosucce di poco conto come memorabili performance in sede di Summit mondiali o europei nei quali il macho-guida del branco ha dato il meglio di sé.

La giocata maestra del macho alfa è proprio questa: sommergerci di mignotteria. Di fronte alla valanga di dettagli a dir poco piccanti, del “ti dico che si dice” abbiamo solo due reazioni possibili: la masturbazione mentale con conseguente afflosciamento dell’attività delle meningi oppure lo sconforto, certamente condito da sdegno.

Sul primo tipo di reazione, quella della masturbazione, ci lavora Lui quando sfodera perle di saggezza quali “Non sono un santo” oppure “Meglio donnaiolo che gay”; sulla seconda, lo sdegno, è sceso in campo Falstaff, oh scusate, no, volevo dire il buon Julien che a spada tratta difende il suo cavalier contro il “neomoralismo“. Non vorrei essere l’uccellaccio del malaugurio, ma ricorda Julien, che quando Enrico V diventò re, il tronfio Falstaff venne ripudiato dall’amico delle scorribande felici e morì, solo e in disgrazia. Il giorno in cui, per cause naturali, si chiuderà la traiettoria berlusconiana, pensi che il tuo amato cavalier ti caricherà sull’aereo per le Cayman?

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