Poveri ma belli. L’importante è fare.

 

Anche noi oggi abbiamo manifestato. Alcuni dei tanti italiani che risiedono a Barcellona hanno risposto alla convocazione dell’Associazione Lo Sbarco (http://www.losbarco.eu) e alla successiva convocazione di Altraitalia (http://www.altraitaliabcn.org). Meglio detto: c’era chi era convinto di andare a una manifestazione per chiedere a gran voce le dimissioni del premier, oltre che per il sostegno a distanza delle manifestazioni femminili concomitanti in tutta Italia, e poi è confluito nella seconda convocazione a una manifestazione per la verità storica quasi senza saperlo, ma va bene lo stesso. La convocazione de Lo Sbarco è stata fortemente penalizzata dai pupi giganti e dai castellets che a buon diritto festeggiavano Santa Eulalia; la questura ha avuto una leggera svista (e si che i pupi di Santa Eulalia sono grandi!) e ha dato il permesso lo stessa alla manifestazione che per “cause naturali” si è svolta in un angoletto della piazza, creando magari anche qualche interpretazione erronea. Se i pupi e i loro sostenitori si fossero incazzati pensando che noi volessimo boicottare i loro festeggiamenti stavamo freschi. Così non è stato perché gli italiani pigiati in un angolino hanno approfittato dei momentanei silenzi musicali che facevano ballare i pupi per esprimere liberamente gli slogan motivanti della manifestazione.
I manifestanti si sono poi spostati in Plaça Sant Felip Neri dove i toni esortativi hanno anche assunto forma di canti e gesti simbolici. Cito dal sito dell’organizzazione: “Il 13 febbraio del 1937 il vascello italiano di guerra “Eugenio di Savoia” lanció i primi dei reiterati bombardamenti nei confronti della popolazione di Barcellona negli anni della guerra civile. La responsabilitá italiana di questo attacco fu riconosciuta dopo 70 anni, cio nonostante sulla lapide in Plaça Felip Neri, unico luogo di Barcellona che ancora mostra visibili le ferite di quei bombardamenti, si fa ancora riferimento esclusivamente all’esercito franchista“.

Le cose non sono andate come mi aspettavo, è vero. Nel mio immaginario, il cospicuo numero di italiane e simpatizzanti residenti a Barcellona avrebbero gridato a gran voce slogan del tipo “Cafone, tirati su il pantalone”, oppure “Berluscone ti credi maschione ma sei un minchione” e via dicendo. C’era comunque più di qualche cartello simpatico “Basta con la politica del cazzo” e un’interessante versione della sfinge con il muso del premier, certo io per i miei sogni adotto ancora immagini molto meno soft da “Tremate, tremate, le streghe son tornate”. Sono così anacronistiche, mi domando? In altri momenti avrei risposto “Un po’”, oggi risponderei “No, no, sono futuristiche!”.

Mentre stavo riflettendo sulla mia sensazione che si fosse andati fuori tema, mi si avvicina un africano che parlava in perfetto italiano e tutto felice mi fa: “Che bello, era ora che si facesse qualcosa”. L’ho trovato riconfortante, abbiamo parlato degli egiziani e della concretezza della loro conquista e del fatto che certi comportamenti non sono mai un problema circoscritto a un paese. Insomma, uno scambio di battute che mi ha fatto pensare che in ogni modo l’importante è fare, per quanto poco, per quanto modesto il prodotto possa essere inizialmente.

Tornata a casa leggo le prime pagine dei giornali e vedo che c’è un milione di persone in piazza. Ogni corrente darà l’interpretazione numerica che più gli conviene, questo già si sa, ma, appunto, l’importante è fare.

 

Si fa quel che si può, l'importante è avere le idee chiare

Un pensiero su “Poveri ma belli. L’importante è fare.

  1. Brava Nadia! Complimenti per il blog! Sono perfettamente d’accordo con te: “l’importante è fare, per quanto poco, per quanto modesto il prodotto possa essere inizialmente.” Ero lì con voi.

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