Il fattore umano che rema contro nella lotta contro il Covid
Che il Signor Serenissimo sia un tipo un po’ speciale lo sanno tutti i suoi parenti e anche i dipendenti della sua ditta. Lontano dal volgo, conduce vita indipendente, ribelle a imposizioni di sorta. Dopo una vita passata a sgobbare, è il minimo, suole ripetere con sconcertante frequenza.
Il Signor Serenissimo ha fatto i soldi e ciò, dal suo punto di vista, è garanzia di intelligenza superiore alla media. È proprio per questo suo sviluppato acume che alla menata del Covid non ci ha creduto neppure per un momento, anzi, è stufo ormai di vedere in televisione gente che fa tante storie per il lockdown, dottori che si lamentano dei turni massacranti, i cumuli di casse da morto e i concerti dai balconi con la gente che si saluta con la manina, manco fossero tutti amici di lunga data.
“Patetici!” e “Mangiapane a tradimento che per una febbricola pretenderanno il sussidio di stato pagato da tutti quelli come me che sgobbano dalla mattina alla sera” sono gli epiteti che sgorgano a fiotti dalla coscienza del macho alpha, conscio dei propri diritti, in quanto capogruppo del gregge, e dei propri doveri di leader. In barba a precetti e ingiunzioni, prende e parte per destino ignoto, per scopi ignoti e fors’anche qualche sollazzo sub-ombelicale o due tiri di schioppo, abbuffate di aragoste o montoni spezzettati e serviti sul corpo del ragionier Fantozzi -che in verità altri non è che Stanislao Moulinsky in uno dei suoi mille travestimenti- e torna con sorriso sardonico e lombi pasci. Lo ricoverano nel giro di una settimana, quando sfinito già non può opporsi a quello che considera un sopruso bello e buono, e dopo essersi lasciato alle spalle una scia di ignari contagiati. Qui si fermano giustamente le cronache pubbliche.
Perché ci importano i movimenti e la psiche del Signor Serenissimo? Valore antropologico a parte, essendo valido rappresentante del genere “homo merceditatis” -padroncino d’azienda mercedes-munito con ambizioni agnelliane degenerate poi in berlusconiane- il Sig. Serenissimo ci interessa perché nella sua volontà di muovere il mondo a mani nude si rifiuta di comprendere il collettivo in cui noi tutti siamo inclusi. Lungi dall’accusarlo, analizziamoci e cerchiamo invece di fugare quel micro Signor Serenissimo che è in noi e che forse ci ha spinto a fare quelle piccole cose (una festa di compleanno senza mascherine? un incontro al bar con sbronza finale e tutti amici da una vita? un gita in corriera cantando a squarciagola?) che oggi stanno riportando indietro l’orologio del lockdown.
Il micro Signor Serenissimo paralizza il braccio di chi si accinge a mettere la mascherina e obnubila momentaneamente la capacità di rinuncia al capriccio, ma può arrivare anche a farti perdere quel volo verso le vacanze che doveva liberarti da mesi di oscurantismo. In pratica quella buonanima del Signor Serenissimo e tutti quelli come lui decidono per te arrogandosi invece il diritto a essere loro e solo loro a decidere per sé stessi. E tu, quando ti incapricci a fare una cosa attualmente bandita, ti arroghi il diritto di decidere per gli altri. Qualsiasi altra spiegazione, esemplificazione o sillogismo è noia. (n.z.b.)
Testi: Nadia Zamboni Battiston
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