La solitudine dei numeri ultimi

Bello e impossibile, Sánchez porta la Spagna a nuove elezioni in una dimostrazione di fedeltà ai principi dell’onanismo politico dei nostri tempi

Oh noi tapini che per mesi siam ricorsi a tutti i santi e le madonne, oltre che ad altari buddisti, riti tibetani, bar mitzvah (non c’entra nulla, lo so, ma non si sa mai), woodoo, qualsiasi cosa basta che funzioni, pur di fomentare l’unione tra quelli che credevamo essere partiti di sinistra, oggi piangiam sui milioni che ci costeranno le elezioni di novembre. Piangiam nell’ascoltare l’esortazione di Sánchez “a votare più chiaramente” mentre fa boccucce di disappunto nei confronti del resto dell’umanità, convinto d’esser stato eroe e incompreso.

Carissimo, mi scusi se mi permetto, oggi dubito che il suo innegabile fascino estetico vada accompagnato da quelle che definiremmo coratelle. Lei mi ha avuto l’intelligenza di sopravvivere al calcione in culo che le aveva dato il suo stesso partito, ha capito quand’era il momento giusto per fare sciò sciò a Rajoy ma oggi mi cede di fronte al ricatto dei partiti bancari. Eh già, oh noi tapini, dovevamo capirlo subito, da quel sorriso congelato che le si è stampato sull’avvenente volto nel troppo lontano 28 d’aprile, quando trionfante per il bel risultato elettorale ha udito le masse proferire “con Rivera no!”. Nel retrobottega devono averle asciugato il sudore più volte e forse c’è stato anche qualche viaggetto al bagno dall’emozione.

Le persone positive, quelle che si documentano sui libri di self-help, sputerebbero a questo punto la compiacente sentenza che questa esperienza di mesi di non governo è fonte di arricchimento della conoscenza. Credo che oggi siano in molti a non essere positivi, anzi a essere incazzati forte e propensi a proferire ben altre conclusioni. In uno sforzo sovrumano di contenimento del gergo dei bassifondi che mi sgorgherebbe spontaneo, la sputerò io una sentenza, pur essendo certa che Lei bellamente (come solo Lei sa fare) ignorerà le mie parole.

Siamo consci di trovarci nell’epoca dell’individualismo, da anni se ne parla negli occhielli delle rubriche di psicologia. Tutto ciò è documentato dall’assoluto disinteresse dei passanti verso il resto dell’umanità a favore delle attività sullo smartphone. Questo cancro sociale è arrivato alla metastasi e si è tradotto in un onanismo politico senza precedenti che induce a sbattere porte e sfrantoiare partiti come se niente fosse (cfr. Renzi in Italia). Ora, se l’adolescente che va per strada consultando il WhatsApp rischia di andare sotto il tram -fenomeno comparabile all’iniziazione nella foresta, i più deboli soccombono- i politici troppo intenti a guardarsi allo specchio e che dunque non ricorrono alle virtù della dialettica e della negoziazione, si scontreranno ben presto con le bombe. E son bombe che non tirerò né io, né gli incazzati come me, ci penserà il sorridente zio Sam, o chi per esso, magari, perché no, qualche Capitano o Comandante dei nostri stivali eletto in suolo patrio.

E ora la esorto, Signor Ultimo Numero tra tanti ultimi numeri, alla dignità e alle dimissioni. (n.z.b.)

 

 

 

 

 

 

 

 

Photo by Julian Hochgesang on Unsplash

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