È vero che Pinocchio appare in un classico della letteratura, ma non per questo possiamo nominarlo docente universitario alla facoltà di lettere. Ascensione e pubblica triturazione del pluridecorato Pedro Duque, al posto sbagliato nel momento ancora più sbagliato
Una delle operazioni più mediatiche della storia recente della Spagna è stata la cacciata dal tempio di Rajoy e accoliti a opera dell’esteticamente ineccepibile Pedro Sanchez, uomo troppo bello per essere vero. L’abile premier, forte di approfondite nozioni di persuasione delle masse e sguardo languido da salotto dopo le undici di sera, a suo tempo architettò una squadra di governo “femminista” come egli stesso ebbe a dire, e sottilmente fashionable. Il fattore “femminista” sarebbe costituito dalla stragrande maggioranza di “ministre”, con sicura presa nel mercato degli hashtag. Tra i fattori fashionable vi furono un Ministro della Cultura e dello Sport, lo scrittore Maxim Huerta, che in un paio di nanosecondi andò di traverso al cosiddetto mondo sportivo, memore delle dichiarazioni ante-litteram del soggetto in cui affermava che per lui lo sport non esisteva proprio, e che nel giro di una settimana cadde in disgrazia per ragioni di oscurità fiscale. Va riconosciuto che costui seppe accomiatarsi con un brillante discorso in cui si apprezzava l’arte che aveva messo da parte.
Huerta tuttavia sarebbe stato solo il primo di una penosa catena di ministri-fulmine. Gli affranti accoliti di Rajoy, oltraggiati e offesi, da mesi si dedicano a spulciare le dichiarazioni dei redditi dei ministri in carica nella speranza, purtroppo molto probabile, di trovarvi delle irregolarità e far scattare la gogna. Queste candide anime, paladine della giustizia e più smemorate di quel tizio di Collegno, mirano a tornare al governo falciando ad uno ad uno i pilastri del governo Sanchez a colpi di denunce dei redditi e falsi master, ovvero per le stesse ragioni che determinarono il loro stesso declino.
Nella magnanimità mediatica che lo contraddistingue, Sanchez ebbe la buona pensata di nominare Ministro delle Scienze, dell’Innovazione e dell’Università l’ex-astronauta Pedro Duque, Cavaliere di Gran Croce con croce bianca al merito aeronautico, Premio Principe delle Asturie per la cooperazione internazionale. In questo caso non possiamo parlare di brillante parlantina, anzi. Già dal discorso di assunzione dell’incarico il povero Duque, emozionato e colto da subitanea afasia visti i trascorsi spaziali, fece sudare sangue al suo portaborse che aveva già optato per il suicidio dopo l’incipit del tipo: “Bene, non saprei cosa dire”. Altra favolosa impresa fu quando lo sgargiante Ministro costretto a fare un discorso di fronte agli alunni di un’Università privata, partorì con infinito dolore un discorso che in soldoni diceva: “Bravi, avete fatto bene perché la scuola privata funziona molto meglio e vi offre molte più possibilità” mentre la presentatrice -dislocata dalla televisione pubblica- scrutava l’orizzonte in cerca dell’imboccatura di quel famoso tunnel per i neutrini di gelminiana memoria per potersi eclissare alla velocità della luce.
E poi, quando settembre volge al disio, ecco che viene il suo turno di svergognamento fiscale. Risulta che il buon Pedro, a cui perdoniamo l’intermittenza comunicativa ricordandone i meriti nella stratosfera, su consiglio dell’eccellente commercialista a cui si rivolse fondò una società a cui intestò due case, tanto per sfangarla meglio. Inutile dirlo, la sua conferenza stampa di chiarimento dei fatti fu un altro trionfo di dialettica a singhiozzo. Chi è già stato tra le stelle, sicuramente vuol tornarci ed è facile immaginare che quando questa peritura avventura finirà, il Nostro piglierà la prima astronave in partenza per Marte.
Ministro Duque, la bontà che Lei sprigiona purtroppo non è retroattiva. Denunci il malevolo commercialista, si dimetta e faccia capire al suo capo che in politica ci vogliono i politici, quelli di una volta che parlavano di idee e lottavano per applicarle, e gli dica anche che la buona volontà e la testa cotonata non servono a nulla quando si scende nel mar dei pescecani. Le auguriamo buon viaggio e la perdoniamo anche per essere stato così fesso da accettare l’incarico. Con affetto, i suoi ammiratori ma non-elettori. Scusi se siamo sbrigativi, abbiamo un po’ di fretta, sa, questo mese dobbiamo pagare l’Iva.
Testi: Nadia Zamboni Battiston
Foto: NASA – https://www.esa.int/spaceinimages/Images/2000/08/ESA_astronaut_Pedro_Duque, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=600884