I giorni della morta vivente

Una politica dal volto di tolla

Una signora, laureata, impeccabilmente vestita, ticchettando sugli affusolati stiletto spinge un carrello del supermercato fin dentro l’atrio dell’ateneo. Abbandona il carrello, stringe la mano a tre o quattro papaveri incravattati, gira i tacchi, sorride al capannello di curiosi e si prodiga in studiati gesti di benevolenza, quindi sparisce per sempre. Gli astanti, incuriositi si avvicinano al carrello e, tra lo sconcerto generale, constatano che collocata su di un bel piatto d’argento c’è indubbiamente una grande merda.

Viene fatto sparire il carrello con il suo poco edificante contenuto e gli sparuti presenti, sul momento, non sanno trovare una spiegazione che abbia un minimo di senso. È vero però che l’aneddoto è troppo ghiotto per non essere menzionato nei corridoi dell’ateneo e nelle serate goliardiche.

Per anni la signora in questione continua ad elargire sorrisi e manine sventolanti in riunioni mega-galattiche del suo partito. Trionfante, sente di avere il mondo in mano, quella stessa mano che lava l’altra sua mano, la stessa mano che spinse quel carrello corredato di merda. Il gran capo, il cui volto è ormai pietrificato nella caparbia sceneggiata del far finta di nulla mentre mezzo partito è sotto processo, l’aveva inchiodata come esile puntina sulla sua mappa geo-politica a segnalare che costei era il cavallo giusto su cui puntare per conservare la Comunidad della capitale. Ma l’episodio della merda riemerge e travolge con un lezzo infernale quell’esile baluardo biondo con coda di cavallo, che reagisce cercando per giorni e giorni di nascondere sotto un’abbondante dose di Chanel no. 5 il fetore che la circonda. Ecco allora la spiegazione dell’episodio della merda che, or si comprende, era invero una parabola volta a far comprendere ai discepoli che il connubio politica-cultura è foriero di disastri.

La Nostra non cede, rifiuta di dimettersi, rassicura ammiccante i propri follower di Twitter con un lezioso “Non me ne vado, resterò la Vostra Presidentessa” in tonalità infantil-giocosa come se i suoi elettori fossero creduli lattanti e quindi partecipa spumeggiante a un congresso del suo partito dove viene osannata per almeno un minuto e mezzo con applausi e pubblico in piedi.

Una volta le maestre dicevano che le bugie, quando vengono raccontate dai bambini, si notano perché strisciano sulla fronte. Vedendo per televisione la Nostra difendere la veridicità del master mai fatto di fronte a una commissione, confermo che la penosa arrampicata sugli specchi di questa donna, prima ancor che Presidentessa, è stato uno degli spettacoli più umilianti a cui un essere umano possa assistere. L’evidente nervosismo per il dover riprodurre esperienze ricostruite a posteriori di eventi mai accaduti, l’assenza di uno straccio di dato sui componenti della commissione d’esame, la giustificazione secondo la quale la tesi stampata (per qualche strana ragione non inviava i lavori per mail!) sarebbe ancora racchiusa in uno degli scatoloni del trasloco, offendono  e ispirano vergogna per immedesimazione. Lì ho compreso quanto fosse vero che le bugie strisciano come vermi sulla fronte di chi le racconta perché la simulazione e la minaccia di denunce di questa pasionaria della destra, puzzavano a un miglio di distanza. L’impomatata signora  sta dando un esempio di mancanza di dignità, di cinica arroganza sulla testa di chi non gode dei suoi stessi privilegi e, allo stesso tempo, atterrisce per la sua deambulazione da cadavere politico dal sorriso beffardo gettato in faccia agli studenti “normali” e paganti che domani avranno in mano un pezzo di carta maleodorante, ma profumatamente pagato dai loro genitori, anche per merito suo. (n.z.b.)

Photo by Mike Wilson on Unsplash

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