Colori proibiti

La melodia per l’eternità di Ryūichi Sakamoto

Da qualche giorno non riesco ad ascoltare musica. Ryūichi Sakamoto non è più tra di noi, fisicamente. Nelle esistenze di molta gente della mia generazione la sua musica è stata il richiamo dei momenti più emotivi, con il suo pianoforte vellutato e trasparente, oppure con il romanticismo di colonne sonore che fanno scattare immediatamente il riferimento a scene quasi mitologiche, quelle di Cime tempestose, dell’Ultimo imperatore o dell’Alomodovar di Tacones Lejanos. È entrato abbondantemente anche nelle nostre scuole di danza contemporanea con sperimentazioni ardite, a volte non facili da seguire ma che ci hanno educato all’avanguardia. Ha fatto scuola con la sua Yellow Magical Orchestra, con i Japan e con tantissime altre collaborazioni in cui le sonorità orientali potevano sposarsi a musiche e generi di altri continenti.

Della sua vita personale non so quasi nulla, eppure lui e David Sylvian sono stati una presenza costante, al punto che lo sgorgare di determinate emozioni mi riporta quasi automaticamente alle loro note. Tanto la musica di Sakamoto ha la capacità di tradurre sentimenti e sensazioni profondi, che i suoi fans sono rimasti quasi nell’ombra, rifugiati nella loro intimità. Non avevo mai sentito o capito che a tante persone piacesse la sua musica come in questi giorni. E anche se i social e i giornali vorranno imbottirci dei suoi temi più celebri, se verranno riproposte retrospettive, tributi, ripubblicate raccolte e si faranno tutte le operazioni commerciali del caso, tutti noi che l’abbiamo amato continueremo a sentirci come interlocutori solitari, a tu per tu con un’anima irrepetibile, che ha regalato a piene mani l’interpretazione sonora dei sentimenti più nobili e primari dell’essere umano.

Tra le produzioni più menzionate, Forbidden Colours viene ricordata soprattutto per il film Merry Christmas Mr Lawrence / Furyo con David Bowie, talmente bella da essere stata addirittura convertita in un ritornello da chill-out a uso di chi ha troppa fretta per approfondire, ma vuole solo divertirsi con una melodia che fa sentire bene.

La grande musica ha la capacità di pescare nelle coscienze e sublimare, in un’operazione esclusiva per ciascun essere umano. La prima volta che ho ascoltato Forbidden Colours, che non è coincisa con la visione del film, ho avuto la sensazione che mi si facesse una promessa, come l’anticipazione di un paradiso riservato a pochi privilegiati che proveranno simultaneamente la gioia della conoscenza e lo struggimento nel comprendere quanto il vertice della felicità sia irraggiungibile.

Sakamoto-San, non cesseremo mai di amarti. (n.z.b.)

Agli albori di uno storico progetto musicale, Ryūichi Sakamoto e David Sylvian

Foto di copertina di Dale Scogings su Unsplash

Testi: Nadia Zamboni Battiston

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