L’eroina di questo post rientra in una delle casistiche che potremmo definire come “Sindrome da novello Siddharta” ovvero quella pulsione che talora coglie l’essere umano in ritorno dalle ferie e lo spinge a esclamare in cuor proprio “Ora che ho assaporato il gusto pieno della vita, torno e stravolgo la mia triste esistenza” e una tiritera di buoni propositi che generalmente comincia a diluirsi di fronte alla pastasciutta di benvenuto di mammà e si squaglia del tutto il lunedì mattina successivo, quando suona la sveglia per andare a fatica’.
Non dissimile doveva essere lo stato d’animo della gentile signorina bionda e dalla cute piuttosto ustionata, di ritorno dall’isola dei sogni acidi spagnola in direzione Italia del Nord, fine pena mai. In tenuta rigorosamente ibicenca, la señorita, a manifestazione del proprio disagio nei confronti di un attentato volto a limitarne la libertà di propagazione di droplets ha tenuto banco per una mezz’oretta di terrore in un’aeronave carica di “sfigati” -secondo la definizione da lei stessa proferita- che ben volentieri avrebbero provveduto a metter fine alle sue esternazioni con un lancio in paracadute in pieno Mediterraneo, ma che si sono trattenuti per non doverne rispondere di fronte a un tribunale.
In preda ai postumi dell’ultima sera di ferie in cui evidentemente era stata fatta man bassa di tutte le gioie dei paradisi artificiali di Eivissa, la gentildonna ha dato il meglio di sé avvalendosi delle virtù di sostanze psicotrope di vario tipo che hanno risvegliato in lei aggressività equina mista al buon vecchio “lei non sa chi sono io”. La tirata di capelli alla signora della fila davanti e la quasi agile sforbiciata da cavalla imbizzarrita, con cui ha messo in pericolo la virilità di un paio di rappresentanti del sesso maschile, vanno intesi come l’optional a cui l’anima in pena è ricorsa nel momento in cui si è resa conto di non sapersi spiegare bene e che le sue argomentazioni non venivano colte del tutto.
Ovviamente l’episodio non è scevro da sputata in faccia, un must del dissidente della mascherina. Come è facile immaginare, l’energumena in braghette è stata tradotta direttamente al posto di polizia dell’aeroporto di arrivo. Ma qual era dunque la missione che la nostra eroina si era proposta?
Era forse sfacciata prepotenza su cui la poveretta non poteva esercitare alcun controllo per un problema psichiatrico? Tale spregio della buona educazione va forse fatto risalire a un’infanzia infelice in cui l’unico a comprenderla era stato “lo zio giudice” che nel giro della stessa conversazione poi diventa “lo zio avvocato” a cui i genitori dovevano ricorrere abbastanza spesso per tirarla fuori dai guai? Ebbene no!
Dobbiamo comprendere che Ibiza è un’isola a cui, per tradizione, molti si recano per trovare se stessi; il fatto è che alcuni si trovano, mentre altri cercano male e si perdono del tutto. Nel caso che stiamo trattando, vuoi perché ha trovato chiusa la disco Pacha, vuoi per una selezione del pusher poco indovinata, la rabbia della ninfa si è sublimata nella ferma intenzione di dare una lezione a tutti coloro che avrebbero osato metterle i bastoni tra le ruote con pretesti di vario tipo. Ecco allora che la signora seduta davanti che la prega di indossare la mascherina viene recepita come una glaciale Mengele disposta a sacrificarla per il bene patrio (non senza tagliuzzamenti ed esperimenti vari sul suo corpo, senza anestesia, beninteso), mentre lo steward dai nervi d’acciaio viene apostrofato come servo della gleba di grado talmente inferiore che lo “zio giudice” non avrebbe esitato a schiacciarlo come un moscerino.
Certo, quelli che hanno compreso il senso di questa lezione di vita volante van cercati col lumicino. Incompresi, costoro scuotono la testa pensando che viviamo tempi di nuova schiavitù, di obbedienza pecorina a ordini astrusi come mettersi la mascherina, o passare tempo in casa a guardare Netflix in attesa degli anticorpi. Di queste menti si è fatta paladina la giovane passeggera nella sua rivendicazione di una libertà esclusiva e personale -cioè una libertà che vale solo per lei, non certo per lo steward, le hostess, i piloti che hanno l’obbligo di servirla!
In effetti se ci sono insegnamenti che si possono trarre da questa parabola, uno è che la “libertà” non è un bene immobile che diventa esclusivo dopo l’acquisto con denaro e l’altro è che, vista la subitanea ferocia del soggetto, l’unico che può risolvere la situazione in questi casi è l’esorcista. Nel frattempo porgiamo sinceri auguri di pronta guarigione alla sfortunata protagonista di questo increscioso episodio.
Ah, e tra l’altro questa vicenda mi ha fatto notare che son tornati di moda gli short inguinali con sezionamento della natica, stile quelli della Levi’s che fecero tanto scalpore nel secolo scorso per la citazione “Chi mi ama mi segua” in bella vista sotto il deretano di un’esordiente modella. Corsi e ricorsi storici dell’intramontabile religione della carne! (n.z.b.)
Testo: Nadia Zamboni Battiston
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