Quando, negli anni ’20, i puzzoni, pidocchiosi, violentatori di donne, che per giunta se la spassavano tutto il giorno con la pizza e il mandolino (nelle pause tra una mafiosata e l’altra) perché non avevano voglia di lavorare, poterono accedere al Metropolitan Museum, incuriositi da una mostra dedicata al loro paese d’origine, quasi sicuramente erano ignari del duello in corso tra il direttore del museo e la voce del furor di popolo che si era espressa in tali termini, nei loro confronti, nel Congresso degli Stati Uniti. Nella patria dei Conti di Cavour e dei Gattopardi, gli italiani emigrati per non morire di fame si sarebbero sentiti assolutamente inadeguati a entrare in un museo con le loro pezze sul culo, ma ecco che il generalmente ostile paese ospite, celebrava l’arte e la cultura della loro patria. Si saranno sentiti orgogliosi? Arguisco di sì e oso dire che nella testa di qualche fruitore si sarà pure accesa una scintilla di propulsione verso un’esistenza differente, magari all’insegna della curiosità di conoscenza.
Questa circostanza, citata dal direttore del Museo Egizio di Torino nel corso di un’accesa conversazione con la dottoressa Meloni, rivela che il direttore Greco è indubbiamente una persona dall’intelligenza applicata più unica che rara in tempi in cui si fanno battaglie demagogiche anche sul paese di provenienza della carta igienica. Oggi infatti il furor di popolo ha ribaltato l’identikit che negli USA veniva affibbiato agli italiani di Broccolino per applicarlo genericamente a chi, male in arnese o per ragioni sue, accede all’italico suolo con l’intenzione di sopravvivere, vivere meglio, o anche solo per cambiare aria. Il direttore Greco applica la stessa strategia del Metropolitan Museum: promuove l’accesso al museo a chi parla arabo (in precedenza un’iniziativa simile era stata rivolta al pubblico cinese, che non aveva risposto con eccessivo entusiasmo). Fatto sta che la dottoressa Meloni, credendo di farsi interprete dello scontento nazionale, si presenta sulla porta del museo di Torino per protestare, dopo aver tuonato in Facebook e sparso la voce che, in caso di vittoria elettorale, avrebbe fulminato seduta stante il direttore (arrogandosi un diritto che si è inventata di sana pianta). Si tira dietro un antropologo in giacca a vento che cita l’origine berbera dei marocchini, che li escluderebbe dal diritto allo sconto, oltre ad un ragioniere piuttosto infervorato che cita cifre spropositate, ben al di sopra dei fondi di cui il museo realmente dispone, presumibilmente stanziate per la pubblicità dell’iniziativa “Fortunato chi parla arabo”.
La dottoressa Meloni probabilmente temendo di fare la fine degli Amazig del Magreb -citati dal suddetto antropologo- i quali furono convertiti in massa e indottrinati alla lingua araba, si impettisce contro lo spreco del denaro pubblico a favore degli invasori. Grazie all’impietosa tecnologia cellulare tuttavia, nel video si può apprezzare il progressivo sgonfiamento dell’agguerrito gruppo che, immaginiamo, sarà tornato a Roma con le pive nel sacco (la dottoressa Meloni è in politica da un pezzo e credo che sappia riconoscere le figure da chiodi, anche se non ammetterà mai di averle fatte). Non sfugge dal video anche l’aperta contraddizione tra il cattolicesimo dichiarato a spron battuto dalla dottoressa e la totale assenza di magnanimità verso i meno fortunati, al punto da aborrire un’offerta due x uno, valida per qualche mese.
I toni della campagna elettorale non sono eccelsi, ma risulta difficile credere che i fratelli d’Italia, con la loro minaccia di epurazione del direttore, fossero seriamente convinti di combattere per una giusta causa. Me li vedo, sul triste binario del ritorno, afflitti dalla frustrazione tipica di chi sarebbe disposto a vendere la nonna, pur di “portare a casa” il risultato. Nella volontà di dimostrare il cervello fino, occupandosi della pericolosa infiltrazione culturale esercitata da etnie straniere, hanno scoperto con terrore di essersi avventurati in un territorio che gli risulta sconosciuto e di non poter andare al di là del balbettio quando il confronto si sposta dalla caciara televisiva, al dialogo con chi ha perizia in materia. (n.z.b.)
Fonti: video dell’incontro tra il direttore Greco e la dottoressa Meloni
Photo by Daniel H. Tong on Unsplash
Bello Nadia, ma che tristezza però Ciao
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